Dovremmo essere tutti femministi è un libricino piccolo ma con un mondo grandissimo al suo interno. Ho conosciuto Chimamanda Ngozi Adichie perché ho trovato su Amazon una piccola copia in inglese di We should be all feminists. Successivamente, la lettura mi ha entusiasmata talmente tanto da decidere di comprarne una copia in e-book per kindle, così da averlo sempre con me e addirittura sto cercando di reperire una copia cartacea in italiano. Il femminismo è un movimento che ha radici storiche molto antiche è possibile scorgerlo in angoli di strade vittoriane e in romanzi al femminile impensabili. È un termine ingombrante, quasi sempre non capito e sottovalutato. Io mi occupo di persone, sapete ormai da tempo che studio sociologia e tutti mi chiedono: ma cosa fa un sociologo? La risposta non è mai univoca! Anzi, la definizione o l’etichetta di sociologo aprono vari divari di interpretazioni e i gender studies rientrano esattamente in questi ambiti. Essere femministe non significa proporre e propinare un mondo su misura per le donne, ma presa coscienza dell’eguaglianza di genere, si pensa di portare la donna ad un livello di eguaglianza. La disparità di genere non è un’invenzione di pazze scatenate, ma è un dato di fatto. Quante donne presidente conoscete? Quante atlete sportive sono rispettate quanto i nostri beniamini maschi? Questa è una discriminazione di genere. Chimamanda in questo brevissimo saggio riesce a denudare i pregiudizi in ogni sua forma e la riscoperta del femminismo avviene soprattutto in base alle nostre esperienze di vita.
In Dovremmo essere tutti femministi, l’autrice discute di vari ambiti della vita di una donna io vorrei soffermarmi su uno in particolare per parlare della mia esperienza: la maternità. L’autrice ricorda come in alcune fasi della sua vita la sua lotta per i diritti di genere abbiano influito sulle sue relazioni o su una presunta solitudine. Le donne si misurano anche con questo; non avere figli, intendo non volerne, rappresenta una sorta di etichetta negativa attribuita alle donne. Ogni volta che provo a spiegare, soprattutto alle donne, la mia condizione, ovvero la deliberata decisione di non volere figli mi viene chiesto se sto bene o se ho subito traumi. La risposta è no! Non tutte le donne sono portate per la maternità, ma a nessuno interessa cosa vuole una donna e se una donna è troppo intelligente non va bene per un uomo. Insomma, le donne devono sempre vivere in dislivelli esistenziali e comunicativi per potersi misurare con i possenti uomini. Questa lettura non intende creare scompiglio o distruggere i rapporti tra i sessi, ma ne evidenzia le debolezze.
Un uomo femminista non dovrebbe esistere? Se un uomo non si pone come femminista non sta dicendo che non vuole un mondo per sole donne, giustamente, ma sta dicendo che non vuole eguaglianze che è sbagliato. Se partiamo dal presupposto che i due generi vivono in condizioni di disparità è più facile comprendere il discorso della Adichie. Pertanto, spero che questo consiglio letterario possa indurvi a leggere il libro e a farlo girare.