Recensione libro: Compulsion di Meyer Levin

Compulsion di Meyer Levin, edito da Adelphi, riproposto attraverso una magistrale e fedele trasposizione cinematografica di Hitchcock è uno di quei romanzi d’inchiesta che, nonostante le dure pagine, lascia un qualcosa di interessante su cui riflettere.

 

  • Titolo: Compulsion
  • Autore: Meyer Levin
  • Editore: Adelphi
  • Prezzo: 26,04 euro
  • e-book: 15 euro

 

 

 

 

 

  • Trama: Oggi ricostruire fatti di sangue è diventato un intrattenimento di massa – più o meno l’unico, si direbbe. Ma c’è stata un’epoca non lontana, e peraltro abbastanza sanguinaria, in cui l’assassinio gratuito di un ragazzo da parte di due suoi coetanei veniva presentato, sulle prime pagine di tutti i giornali, come «Il delitto del secolo». Accadde a Chicago, negli anni Venti. Due ricchi studenti ebrei, Nathan Leopold e Richard Loeb (che qui si chiamano Judd Steiner e Artie Straus), avevano progettato un delitto perfetto, ma come chiunque indulga a questo genere di fantasticheria finirono per commettere un imprevedibile errore, che li mise rapidamente al centro di un clamoroso processo. Fu un caso che affascinò per decenni i migliori appassionati del crimine, ispirando a Hitchcock “Nodo alla gola”, e a Meyer Levin questa travolgente indagine, che diventa via via una superba costruzione romanzesca, dove, come in un grande film classico, protagonisti e comprimari – avvocati, reporter, psicoanalisti – fanno fino in fondo, come meglio non si potrebbe, la loro parte.

Il Compulsion di Levin è la narrazione fedele di accadimenti e avvenimenti maturati e snocciolati in una Chicago anni venti, non solo piena di insidie e confusioni, ma ricca di lotte e discussioni sociali. Ad alimentare le questioni e le preoccupazioni fu il caso di un adolescente di quattordici anni, proveniente da una buona famiglia ma con nessun movente tale da poter individuare il reale motivo del suo assassinio. La polizia, la stampa di cui lo stesso Levin faceva parte, non riuscivano a spiegare l’accaduto. Se oggi siamo ossessionati e abituati nel vedere sangue e siamo accompagnati quotidianamente dalla violenza mediale, in quell’epoca il fatto ha segnato fortemente le reazioni dell’opinione pubblica americana. Meyer Levin era un diretto conoscente e compagno di studi dei due assassini Loeb e Leopold, nel romanzo Straus e Steiner, scoprire l’accaduto non solo ha riscosso le vite dei suoi compagni ma ha modificato sostanzialmente la sua, di vita.

Un romanzo inchiesta decisamente forte per le tematiche trattate, ma a far male non sono le violenze piuttosto le futili motivazioni che hanno spinto i due giovani ad uccidere il ragazzino. A differenza di un giallo degno di Simeon o della Christie l’obiettivo del lettore è di rivivere l’inferno di esistenze segnate dalla presenza del male, un male arendtiano e presentato fin da subito come subdolo e quasi privo di fondamento. I due giovani, brillanti, sopra le righe, sempre ad un passo avanti rispetto agli altri erano convinti di poter uccidere passando inosservati e di poter commettere il delitto perfetto. Nessuno sospetta dei due giovani spavaldi, provenienti dall’alta borghesia di Chicago e attenti all’approfondimento di studi e materie accademiche. I due, infatti, non sono semplici studenti ma hanno un quoziente intellettuale molto elevato.

L’inchiesta è molto lunga è composta dalla spiegazione e dalla caratterizzazione degli assassini, in secondo luogo si farà riferimento agli atti del processo realmente raccolti dallo stesso Levin, presente in aula. Non è semplice, nel giro di molti anni, considerando che il romanzo sia stato pubblicato negli anni ’50, mettere assieme verità e fatti ormai abbandonati. Ma la spiegazione e la descrizione che lo scrittore-giornalista è riuscito a regalare ai lettori è unico e ineccepibile. Sinceramente, uno dei romanzi più belli e ben scritti che io abbia mai letto nella mia vita.

 

La seconda parte, ovvero l’attenzione sull’inchiesta, presenta personalità uniche e dibattiti che fanno riflettere ancora oggi. Ad esempio, la corte faceva notare quanto l’opinione pubblica possa fomentare maggiormente un avvenimento e portare i protagonisti alla gogna mediatica. Il caso farà talmente scalpore da non lasciare nessuno spiraglio per i due ragazzi. Sarà presente un avvocato attento alle dinamiche sociali che cercherà di analizzare punto per punto il caso dei due ragazzi, provando ad ottenere la giusta pena. Si mobiliteranno anche gli psicologi e si assisterà ai primi casi dello studio forense. E’ presente, come ben ricorda la trama, una trasposizione cinematografica di Hitchcock che io, onestamente, conosco come “Frenesia del delitto” con un magistrale Orson Welles nelle vesti dell’avvocato. Non fatevi scappare un romanzo del genere, eccezionale in ogni sfaccettatura.

Voto

 

Informazioni sull'autrice

Classe 1994, da sempre innamorata della conoscenza e della letteratura. Sono appassionata di studi sociologici e della pallacanestro americana.

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