Classificare, separare, escludere. Razzismi e identità di Marco Aime

E’ sempre un piacere trovare un buon libro di antropologia aperto a un pubblico più vasto e meno specifico. Marco Aime racconta alcuni avvenimenti moderni riflettendo sul razzismo e su tutti quegli errori che dovrebbero appartenere al passato eppure sono presenti più che mai.

Titolo: Classificare, separare, escludere. Razzismi e identità 

Autore: Marco Aime

Editore: Einaudi

Pagine: 248

Prezzo: 17,85

e-book: 10,99 euro

 

Sinossi:Il razzismo è un fenomeno diffuso e insinuante, che si incarna in forme sempre nuove, più o meno gravi, nei diversi contesti storici, sociali e culturali. I pregiudizi, le esclusioni, l’odio e la paura dell’altro sembrano essere una costante del comportamento umano. Il primo gesto della costruzione dell’identità sembra essere quello di tracciare una linea tra «Noi» e gli «Altri», classificando chi va separato ed eventualmente rifiutato.

Quando si parla di razzismo si tende a tralasciare lo sport o a considerarlo come poca cosa. Eppure Aime, autore di questo interessantissimo saggio, apre con una battuta sullo sport e riflette lungo un percorso. Razzismo, violenza, esclusione sembrano tutte parole uscite da un calderone ormai da tralasciare o superato invece nulla lo è davvero perché non abbiamo imparato per niente dalla nostra storia. Nei campi di calcio, così come in altri sport di squadra, le nazionalità e le identità si mescolano ma non lo fanno sempre per evolvere, piuttosto portano all’esclusione o a fenomeni razziali che ben conosciamo.

Lontano o vicino?

Il razzismo lo percepiamo; saremmo addirittura in grado di individuarne le forme, ma Aime mette in guardia e denota la sua natura multiforme. Quando commentiamo un fenomeno sociale e siamo titubanti nel dare una spiegazione certa «non sono razzista ma» in quel caso si celano le peggiori forme di discriminazione, perché razzisti lo si è o meno. Diversi antropologi hanno studiato i ruoli nelle comunità, persino nelle popolazioni primitive, erano presenti delle forme di confini ed esclusioni. Un processo che si ripercuote ancora oggi sulle nostre società, soprattutto quando ci identifichiamo come noi e gli altri. Aime riflette sull’evoluzione dei razzismi, soprattutto quelli che riusciamo a trovare in rete, che allargano ulteriormente le forme e sfociano in eventi altrettanto violenti e insidiosi.

La definizione dell’alterità, intesa come esclusione e non altro da me, sfocia nella classificazione del diverso. Ciò che non posso essere io è assolutamente diverso e spesso quel diverso va imputato come persona da lasciare fuori. In questo caso Lévi-Strauss, tra i più autorevoli pensatori e antropologi della storia, aveva riflettuto a lungo sull’etnocentrismo ovvero sulla considerazione della propria cultura al centro di ogni cosa. Ricorda qualcosa, vero? Ad esempio la cultura occidentale che è stata spesso osannata e ricongiunta ad ogni forma di sapere universale e accettabile. La classificazione, in altre parole, è uno strumento che utilizziamo più o meno inconsapevolmente per individuare caratteristiche e particolarità.

Tra le particolarità una delle più grandi discriminazioni è avvenuta sul ‘colore’, inteso come colore della pelle. L’autore interpella, per così dire, i discorsi storici sulla linea del colore e sul razzismo nei confronti del diverso dal punto di vista della ‘specie’. Per quanto possa risultare orribile e perfino superato, gli ultimi avvenimenti legati al terrorismo hanno evidenziato vecchi rancori e consolidate forme d’odio nei confronti di colori e religioni.

Indubbiamente il saggio è suddiviso in parti importanti e fondamentali, ma credo che queste piccole estrapolazioni possano convincere il lettore che si tratta di un saggio importante e che offre un’ottima opportunità per leggere di tematiche che troppo spesso tendiamo a sottovalutare.

 

Informazioni sull'autrice

Classe 1994, da sempre innamorata della conoscenza e della letteratura. Sono appassionata di studi sociologici e della pallacanestro americana.

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