Recensione libro: Invisibili di Caroline Criado Perez

Gli ultimi giorni hanno indotto chiunque a riflettere. Riflettiamo sulla nostra realtà, sul modo in cui viviamo e su chi detiene il potere a discapito degli altri. Nel bene o nel male, siamo convinti di conoscere la verità e di essere in avanzata rispetto alle epoche ormai passate. Eppure, ciò cui stiamo assistendo mette al bando ogni convinzione che ritenevamo di avere. Invisibili di Perez fa esattamente questo, canalizza l’attenzione verso il vero punto focale senza aver paura di sdoganare ogni tipo di dogma.

  • Titolo: Invisibili
  • Autrice: Caroline Criado Perez
  • Editore: Einaudi
  • Prezzo: 18,52 euro
  • e-book: 9,99 euro
  • pagine: 472 pagine
  • Sinossi: In una società costruita a immagine e somiglianza degli uomini, metà della popolazione, quella femminile, viene sistematicamente ignorata. A testimoniarlo, la sconvolgente assenza di dati disponibili sui corpi, le abitudini e i bisogni femminili. Come nel caso degli smartphone, sviluppati in base alla misura delle mani degli uomini…

Che cosa significa un mondo a somiglianza d’uomo? E’ possibile o, peggio, esiste? Purtroppo sì e non si tratta di classici sermoni cui siamo abituati. Il saggio di Caroline Perez intende descrivere attraverso una solida raccolta di dati la scomparsa delle donne all’interno di statistiche e studi incrociati di matrice socio-economica. Ma la mancanza delle donne non è dovuta a nessuna delle nostre ipotesi ogni angolo della nostra vita esclude le donne. Non è un’invenzione.

Da epoche le strutture patriarcali vertono sullo scoraggiamento dell’introduzione della donna in società— se non strettamente legati agli ambiti della cura e dell’assistenza famigliare—oltre quella soglia, mancanza di dati. Il vuoto cosmico. Allora vuol dire che le donne hanno scelto o deciso di non esserci? Questo è il punto cruciale della questione. Il saggio cita davvero moltissime fonti, addirittura l’Organizzazione Mondiale della Sanità(WHO). Partendo dall’ambito di primaria esclusione per il genere femminile, vi è una totale assenza di contenuti tracciati per indagare sugli aspetti quotidiani della vita lavorativa delle donne. Ma non esiste una vera e propria esclusione da parte di qualcuno, sono le stesse donne che sentendosi scoraggiate o certe di non ottenere un avanzamento di carriera decidono di rimanere e accettare ruoli meno significativi poiché certe di essere scartate a prescindere. Vale a dire: “io neppure provo più ad avanzare, tanto è scontato che io, perché donna, sia scartata da qualsiasi altro uomo”. I dati dimostrano come uomini con risultati minori in ambito finanziario godano di finanziamenti maggiori rispetto a donne che hanno statisticamente ottenuto più introiti professionalmente.

In alcune aziende moderne, si faceva l’esempio di grandi multinazionali, si è pensato ad aree ricreative, congedi parentali per gli uomini senza tener presente delle esigenze femminili dopo il parto. Sembra che lavoro e maternità siano due poli talmente distanti da dover essere messi al voto per una decisione unanime. Mancanza di asili, tutele o garanti dei diritti sul lavoro. Potremmo bonariamente affermare che, tutto sommato, qualche dato del genere lo conoscevamo già ma non c’è mai fine al peggio. Perez incrocia i dati sulla dispersione urbana in alcune aree del mondo. Paradossalmente, in zone a concentrazione elevata di popolazione con scarsa assistenza, le donne hanno meno difficoltà di lavoro perché riescono a gestire tutte le sfere della loro vita in un’unica soluzione. Quando si spostano verso realtà urbanizzate e meno rischiose il loro potenziale lavorativo è scoraggiato dall’inadeguatezza dei mezzi di trasporto, circoscritti in aree e luoghi di lavoro pensati e studiati sulla base del lavoro maschile.

Altre donne dichiarano sconcerto sui metodi scientifici che riguardano la salute al femminile. Diverse esperte che hanno tentato di compiere studi medici, su patologie afferenti alle aree intime, hanno riscontrato l’impossibilità di farlo. Non esistono studi specifici sulle patologie vaginali.
La discriminazione di genere non è un’invenzione. Non è un concetto infiocchettato per essere consegnato a qualche social per parlare di qualcosa, purtroppo è una realtà evidente e riscontrabile in ogni singola realtà. La nostra società, che lo voglia o meno, favorisce modelli di esclusione e svantaggio.
Ma qual è il problema di fondo? Questa è un’incursione che mi permetto di aggiungere io, chi studia le tematiche di genere approfondisce quanto studiato in precedenza o arricchisce lessico e conoscenze. I negazionisti, chi pensa che parlare di genere sia atto a mortificare la figura dell’uomo svaluta l’operato del femminismo. Spero che questo saggio riesca a favorire un momento di dialogo serio e privo di messaggi violenti. Perché la riflessione manca.
 

Informazioni sull'autrice

Classe 1994, da sempre innamorata della conoscenza e della letteratura. Sono appassionata di studi sociologici e della pallacanestro americana.

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