Ogni giorno guardiamo annunci su internet, in tv, per strada. Da decenni, ormai, la pubblicità vende sogni e promette di essere sempre glam e alla moda. Ciò non rispecchia solo una volontà di apparire sempre perfetti ma si inscrive in un sistema capitalistico ben preciso e che induce allo spreco. Per questo, oggi parlerò della corrente minimalista e dell’ottimo spunto riflessivo offertoci da Fumio Sasaki nel suo Fai spazio nella tua vita.

Titolo: Fai spazio nella tua vita
Autore: Fumio Sasaki
Editore: Bur
Pagine: 264
Prezzo: 11,40 euro
e-book: 6,99 euro
Sinossi: Abiti costosi ormai fuori taglia e fuori moda, scarpe di tutte le fogge, libri, dischi, mobili, servizi da tavola sproporzionati per le nostre esigenze quotidiane. E ancora: vecchi documenti, fotografie, attrezzi inutilizzati, apparecchi elettronici ormai obsoleti. Le nostre case esplodono letteralmente di cose che ci costano tanti soldi, tanto tempo e tanta fatica, che diventano fonte di ansia e preoccupazione e ci distraggono dall’obiettivo più semplice e vero della nostra vita: la felicità.

Fumio Sasaki è un autore che vive in Giappone. Ha studiato per lavorare nel mondo dell’editoria e ben presto si è reso conto di vivere in un mondo di cose di cui non ha bisogno e di essere soggetto all’influenza degli oggetti posseduti dagli altri amici. La società impone determinati comportamenti, si conforma a dei modelli. Confeziona i nostri sogni e li vende a caro prezzo. Storicamente, come afferma anche l’autore, abbiamo sempre saputo di avere bisogno di alcuni oggetti per identificarci: degli elettrodomestici, delle pentole in serie, un divano, tanti piatti, una tv. Quante di queste cose usiamo realmente? Forse non più di uno per pezzo. Per questa ragione, Sasaki da tanto tempo vive nel suo appartamento piccolo, quasi vuoto, lontano da cose che non gli servono.

Questa è una scelta minimalista. Di ridurre non a zero, ma all’essenziale. Attraverso una serie ragionata di liste è possibile capire quanto realmente ci serve o quanto compriamo per poter soddisfare gli impulsi ricevuti dalle pubblicità. Il minimalista non è colui che elimina per eliminare, piuttosto riduce al minimo ciò che potrebbe servigli. La filosofia del less is more si sta facendo strada tra la molteplicità di scelte che rischiano di non farci scegliere. Secondo Sasaki alcuni brand riscuotono un enorme successo perché riducono tutto all’essenza. Steve Jobs era ubn minimalista: un design semplice, dai colori intramontabili, un solo pulsante per raggiungere un mondo di opportunità. Perchè avere tanti oggetti se si ha la possibilità di avere una cosa soltanto per fare tanto?
Perché scegliamo tante cose? Oltre l’ovvio del gusto si celano comportamenti che abbiamo introiettato fin da piccoli. Nelle nostre case abbiamo bisogno di spazi grandi con tante cose, una persona di successo deve necessariamente avere armadi invidiabili non importa se utilizzerà realmente le cose che sta comprando. Dobbiamo lavorare, produrre e consumare tutto il possibile.
L’anno scorso mi sono avvicinata a questa corrente quando mi sono resa conto di avere tante cose, troppe, ma di poterne utilizzare pochissime per varie occasioni. Per me essere una persona che tende al minimalismo, o minimalista, significa acquistare consapevolmente ciò che si utilizzerà in futuro. Questo discorso vale anche per i libri; avere troppi volumi in casa e riempire ogni spazio con oggetti con cui difficilmente entreremmo in contratto una seconda volta è uno spreco e costituirà un rifiuto in futuro. Perciò non bisogna estremizzare ma capire cosa potrebbe servirci in un altro contesto. Ad esempio: difficilmente un cappotto classico diventerà inutile tra qualche anno a dispetto di un giubbino alla moda e costituito da pezzi di stoffa non sempre da abbinare a tutto.