Dopo il neoliberalismo è l’ultimo saggio che ho letto riguardo il neoliberismo. Si tratti di un insieme di articoli composti da vari autori per riflettere sugli aspetti che determineranno il nostro futuro. La lettura non fornisce cure e non è prescrittiva, ovviamente. Ma induce a raccogliere delle informazioni che potrebbero quanto meno indurre a un’analisi temporale.
Titolo: Dopo il neoliberalismo un’indagine collettiva sul futuro
Autori: Vari
Editore: Meltemi (copia gentilmente inviatami per la recensione)
Pagine: 292
Trama del libro: Quale potrebbe essere l’esito del tormentato processo di transizione che stiamo vivendo? Quale blocco sociale si dovrebbe o potrebbe costruire per marciare verso una civiltà postcapitalista? Quali forme dovrebbe o potrebbe assumere il socialismo del XXI secolo? Dopo il tramonto dell’egemonia americana ci aspettano la rivoluzione o il caos sistemico?A questi e altri interrogativi cercano di rispondere i dieci autori – Pierluigi Fagan, Carlo Formenti, Carlo Galli, Manolo Monereo, Piero Pagliani, Onofrio Romano, Raffaele Sciortino, Alessandro Somma, Alessandro Visalli e Andrea Zhok – che hanno collaborato alla stesura di questo volume sugli scenari ipotetici di un futuro che potrebbe ridisegnare la geopolitica mondiale e rivoluzionare i rapporti di forza tra classi sociali, popoli e nazioni.
Riassumere un intero lavoro di ricerca e analisi risulterebbe riduttivo nei riguardi degli autori e prolisso in una pagina di blog. Cerco di attingere alle varie informazioni che ho ritenuto utili da stipare per parlarne, successivamente, con voi. L’entità degli articoli differisce. Innanzitutto, si parla di neoliberalismo in crisi e di economia mondiale, ma anche di grandi potenze come Cina e Stati Uniti. Il ruolo dell’Unione Europea incentrata sul costante accordo di un sovranazionalismo che non cede la sovranità ad un’unica entità e rotta comune.
Il contributo di Marx applicabile e attuabile ancora oggi. Non è possibile ipotizzare esattamente dove la rotta del futuro ci porterà ma è chiaro le recenti sfide globali, tanto legate al Covid quanto alle già enunciate disuguaglianze e disparità, conferiranno valori e ipotesi nuove sull’andamento politico ed economico. Il riferimento è legato anche all’urgenza di attingere le informazioni dalla geopolitica e la demografia. L’imperialismo, in molti dei saggi raccolti, è stata una causa scatenante dell’attuale sistema economico che stiamo vivendo, definendo spazi e tempi d’azione.
Spazio e tempo
Gli articoli si focalizzano anche su una possibile rimonta del socialismo nei vari Stati europei e internazionali. Ribadendo che non è possibile determinare un percorso ma che, certamente l’attuale sistema economico cambierà radicalmente alcune prospettive, non basta ottenere un governo né ipotizzare di acchiappare la corda della salvezza. C’è bisogno di una progettualità comune, poco presente al momento, a tutela di un mondo in cui gli individui si trovano sempre in contrapposizione e competizione tra loro. L’imperialismo ha seminato discordie ed ha ridotto lo spazio degli altri in un continuo impossessarsi di luoghi e tempi appartenuti ai popoli soggiogati.
L’ecologia
Durante la pandemia del Covid 19 il capitalismo ha subito un’accelerazione inarrestabile in termini di consumo e in diverse aree demografiche. Il tempo e le tipologie di lavoro, divisione sociale del lavoro, si sono modificate (smartworking, chiusure, licenziamenti, tempo e spazio ridefinito). Ne consegue non un inversione o un fallimento del capitale ma semplicemente una modifica in corso. Il capitalismo ha strutturato la sua potenza nella capacità di resilienza e adattamento. All’interno di questo complesso apparato, si muovono le forze che condannano la crisi ecologica dettata dal capitale. Sembra che le sinistre del mondo si muovano all’unisono con le politiche ecologiche per arrestare o, quantomeno, contrastare il fallimento delle politiche ecologiche comuni. Secondo uno degli autori, l’errore risiede nel considerare l’uomo e non l’approccio uomo natura che non è divisibile ma lo generalizza in un discorso più ampio. L’uomo è sì artefice del suo destino, ma lo è in un mondo natura che necessita di una pluralità d’azione.