L’arminuta è un romanzo che riscuote sempre successo fra i lettori è uscito da poco il film di Giuseppe Bonito. La curiosità per il lungometraggio necessita di essere alimentata con una lettura ritenuta imperdibile da chi l’ha già affrontata. Donatella Di Pietrantonio fornisce un immaginario inedito, un racconto reale e sofferente.
Titolo: L’arminuta
Autrice: Donatella Di Pietrantonio
Editore: Einaudi
Pagine: 176
Prezzo: 10,20 euro
e-book: 8,99 euro
Sinossi: Ci sono romanzi che toccano corde così profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con “L’Arminuta” fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell’altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia così questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto – una casa confortevole, le amiche più care, l’affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l’Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c’è Adriana, che condivide il letto con lei. E c’è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L’accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell’Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.
Recensione L’arminuta di Donatella Di Pietrantonio
Il peso dell’abbandono
Una bambina scopre di essere la figlia adottiva dei suoi genitori e viene spedita dai genitori biologici senza alcuna spiegazione. Passa dalla piccola borghesia alla povertà assoluta. Figlia di tanti fratelli e una sorella, fatica ad adattarsi nella nuova famiglia e scopre la miseria. Il romanzo della Di Pietrantonio si sofferma molto sull’abbandono, nel caso della protagonista, avviene più di una volta. Riscopre dei fratelli perduti e instaura un rapporto con la sorella Adriana di reciprocità e affetto. Tuttavia, la scrittrice si sofferma sulla maternità e sulle differenze tra famiglie. La protagonista della storia è una bambina molto capace di elaborare le emozioni, ignara di quest’abbandono che subisce con forza, violenta nei giudizi. La famiglia biologica della bambina affronta tante peripezie, non solo legate alla povertà oggettiva, ma anche l’impossibilità di esprimersi. Il mondo ruota attorno all’arminuta, ma di fatto è stata più fortunata dei fratelli Giuseppe, Vincenzo e la sorella Adriana. Con loro instaura un rapporto intenso, scopre di essere una piccola donna, impara a prendersi cura degli altri.
Chi è l’arminuta?
La scrittrice spiega che cosa significa il termine arminuta in dialetto abruzzese, luogo in cui è ambientato il romanzo. Il tempo del romanzo si muove tra presente e passato, ma guarda anche al futuro. Un passaggio stilistico non sempre immediato, apprezzabile nella qualità del racconto. L’arminuta è una ragazzina guardata con disprezzo in paese, quella che è ritornata, ma che non è mai stata parte della comunità. Anche in questo romanzo, ritroviamo la dualità tra paesino e città, inteso come possibilità e aspettative di vita. Il lettore non conosce il suo nome, semplicemente è la ragazza che è ritornata. E’ una ragazzina con ottimi voti a scuola, ma non vorrebbe colmare i suoi vuoti con un futuro prospero, piuttosto essere riempita di quell’amore che non ha mai ottenuto.
La trama di un libro imperdibile
Donatella Di Pietrantonio scrive uno spaccato dell’Abruzzo, non molto perché non dà spiegazioni esaustive sui luoghi e parla poco delle persone. Ma il contesto è fortemente rurale e povero, decisamente legato a credenze popolari e religiose. Ci sono figure come la curatrice, il contadino, i ragazzi che arricchiscono la narrazione. Si parla di famiglia, malattia, abbandono, lutto. Tutto in un romanzo breve e profondo.
Voto: 5/5