Una vita come tante di Hanya Yanagihara è un libro che ha conquistato tutti quando è uscito: lettori e critica. Le menti più autorevoli statunitensi e del panorama letterario mondiale lo hanno osannato. Quei pochi amici che leggono mi hanno sempre convinta ad acquistare una copia, come ho fatto questo inverno. Purtroppo, la mia opinione estremamente contrastante è una voce fuori dal coro.
Titolo: Una vita come tante
Autrice: Hanya Yanagihara
Editore: Sellerio
Prezzo di copertina: 20,90 euro – Acquistalo su Amazon.it
Pagine: 1140
Sinossi:In una New York fervida e sontuosa vivono quattro ragazzi, ex compagni di college, che da sempre sono stati vicini l’uno all’altro. Si sono trasferiti nella metropoli da una cittadina del New England, e all’inizio sono sostenuti solo dalla loro amicizia e dall’ambizione. Willem, dall’animo gentile, vuole fare l’attore. JB, scaltro e a volte crudele, insegue un accesso al mondo dell’arte. Malcolm è un architetto frustrato in uno studio prestigioso. Jude, avvocato brillante e di enigmatica riservatezza, è il loro centro di gravità. Nei suoi riguardi l’affetto e la solidarietà prendono una piega differente, per lui i ragazzi hanno una cura particolare, una sensibilità speciale e tormentata, perché la sua vita sempre oscilla tra la luce del riscatto e il baratro dell’autodistruzione. Intorno a Jude, al suo passato, alla sua lotta per conquistarsi un futuro, si plasmano campi di forze e tensioni, lealtà e tradimenti, sogni e disperazione. E la sua storia diventa una disamina, magnifica e perturbante, della crudeltà umana e del potere taumaturgico dell’amicizia.
Un malessere continuo
Non entro nuovamente nel merito della trama, elencando i vari protagonisti che sono quattro nel corso della storia. La lente dell’autrice si focalizza, a mio avviso, di più su Willem e Jude che sembrano essere coloro che patiscono di più in tutte le loro esistenze. All’inizio della nostra lettura, abbiamo degli indizi che si disseminano nel tempo ma faccio fatica a individuare l’importanza, i valori, le caratteristiche dei singoli così da poterne discernere una differenza sostanziale. In una parola: appaiono tutti statici e poco smussati nel corso del tempo. Questi quattro amici hanno in comune un notevole affetto, una considerazione personale ed emozionale che si muove lungo diversi anni. Così come la lunghezza delle pagine, anche il periodo storico e d’azione del romanzo è molto dilatato ma pare non esserlo, almeno non l’ho percepito. L’autrice inserisce all’interno delle vite dei protagonisti molte sofferenze, avvenimenti brutali, che rendono Una vita come tante un’esperienza di lettura atroce e folgorante. Lo stile adottato da Yanagihara è intenso e va dritto al punto, ma assume comicità e si indirizza verso degli eventi troppo inverosimili e poco credibili. Gli eventi che si susseguono accadono nei momenti più disparati, ma si nota una mano che li calca e li rende drammatici. Non sembrano autentici né plausibili. Ci sono anche altre esperienze di formazione personale e identitaria che si distaccano e hanno valore. Jude subisce atrocità inaudite, difficilmente digeribili eppure questa forzatura nel rapporto con gli altri è meno verosimile di tutti gli eventi traumatici che avvengono. Non mi infastidiscono la violenza, il pessimismo, il sadismo. Non è quello il punto principale, semplicemente arrivare a fine libro è infernale per una serie di ragioni legate anche allo stile della narrazione. In più di mille pagine, in realtà, l’autrice dice ben poco.