Metalhead- Recensione e analisi del film

 

Metalhead è un film di Ragnar Bragason  presentato al Toronto film festival nel 2013. Un film che ha destato curiosità tra i metalheads e nella critica cinematografica, per gli argomenti trattati. E’ ambientato nei primi anni ottanta e descrive il passaggio alla musica metal di una ragazza che ha subito il trauma della perdita. Hera vive in un contesto islandese molto piccolo e cattolico e ha subito la perdita del fratello Baldur  in un incidente sul lavoro nei campi. Da qui inizia la sua ascesa nel dolore più totale, si avvicina al metal e sogna di diventare una chitarrista black metal. La lettura di questo articolo è consigliata a chi ha già visto il film.

Il metal norvegese 

Anche chi non conosce il metal e non lo ascolta ha sentito parlare del metal norvegese. Solitamente lo si usa in accezione negativa per parlare di crimini, adorazioni del male e tutte le negatività che circondano la natura umana. Metalhead aveva in mano la possibilità di raccontare un mondo stereotipato e sceglie di peggiorare la situazione, alimentando gli stereotipi e rendendo la narrazione ridicola e imbarazzante. La giovane ragazza norvegese si avvicina al metal in un momento doloroso, facendo intendere allo spettatore che questo tipo di musica entri nella vita delle persone spezzate e tristi e che rappresenti, quindi, la morte e non la vita. Una prospettiva vecchia e poco efficace. Hera si veste con le maglie di noti gruppi heavy metal anni ’80 ma lo fa per senso di ribellione, non è interessata alla musica in senso stretto. Nella piccola comunità islandese arriva un parroco ambiguo che la apprezza e le dice che può essere accettata anche così. La presenza emotiva e relazionale di questo personaggio è piatta, così come tutti gli altri personaggi che appaiono bidimensionali e avulsi dal nulla cosmico.

Il metal in Islanda

Effettivamente, si scopre che il prete ama la musica metal come se ancora una volta tutto il metal fosse anti-cristiano e legato alla religione. E’ oltremodo ridicolo e superficiale narrare una storia così, anche se si fa riferimento a una comunità degli anni ottanta. Dalla ambiguità di questa presenza, nasce un interesse sentimentale da parte della ragazza nei confronti del prete che culmina in un fraintendimento totale. La giovane si arrabbia e, per caso, scopre le vicende dei Mayhem- che tutti conosciamo e non ho voglia di raccontare di nuovo- sui roghi delle chiese. Decide di appiccare la chiesa della sua comunità, così a caso, solo perché aveva scelto di vestirsi nuovamente “normale” e di frequentare il prete. Penso che non ci sia neppure bisogno di andare avanti con il racconto della storia per capire quanto questo film non fosse necessario. Di per sé non è un film brutto.

Una sincera opinione

Bisogna essere neutri nelle opinioni e c’è da dire che il film non è completamente da buttare. Si è scelto di inserire diversi personaggi, i genitori, ma rimangono solo un contorno ingombrante di cui nessuno si preoccupa. C’è un altro personaggio emotivamente legato alla protagonista, ma anche lui non ha senso. La musica metal è solo una forma di dolore, molto superficiale, lo si evince con la mancanza di rispetto con cui viene trattato l’argomento. Non c’è bisogno di indossare la maglia degli Iron Maiden per amare fortemente un gruppo o una musica. Non è l’abito che determina la passione per il metal. E’ possibile ascoltare John Coltrane per ore e anni interi, ma non avere una maglia sul jazz. Per il metal è lo stesso, anche se ha uno stile distintivo non bisogna per forza indossare degli anfibi o un pantalone nero. E’ una visione superata che non viene proposta neppure dai tg per fare notizia. Poi la storia di Euronymous, presente anche nel film, è di un’accuratezza imbarazzante.

Perché guardarlo?

Non c’è approfondimento storico sull’introspezione del personaggio e appare come un manichino che si sposta da un punto a un altro. E’ stato fatto un pessimo lavoro in questo senso, davvero un peccato. L’elemento positivo è la capacità della regia di soffermarsi sul dolore della perdita, questo aspetto è stato ben curato e tocca delle corde emotive pesanti. Sotto questo aspetto Metalhead appare lacerante, nell’impossibilità o la paura di affrontare la vita dopo una perdita grande e inaspettata.

 

Informazioni sull'autrice

Classe 1994, da sempre innamorata della conoscenza e della letteratura. Sono appassionata di studi sociologici e della pallacanestro americana.

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