Un pomeriggio libero, due gatti, un tè nero con estratto di limone e una prova gratuita Audible per una scettica sono sufficienti a recuperare una grande inchiesta come I nomadi di Steinbeck
Titolo: I nomadi
Autore: John Steinbeck
Editore: Il saggiatore
Prezzo: 14 euro
e-book: 6,99 euro
Sinossi: Nel 1936, nel pieno della Grande depressione, il San Francisco News commissiona a John Steinbeck una serie di articoli sulla condizione dei braccianti agricoli immigrati in California. Sono americani del Midwest, colpiti dalla crisi e costretti a fuggire dalle tempeste di sabbia della Dust Bowl. Reduce dal grande successo di Pian della Tortilla, Steinbeck sale su un furgone da panettiere e inizia il suo viaggio fra le vallate della California. Osserva le strade riempirsi di camioncini sgangherati, carichi di fantasmi vestiti di stracci e diretti alle piantagioni di uva, mele e cotone. Si imbatte in un’umanità prostrata, sfinita dal lavoro, umiliata. Annota nei suoi taccuini la vita fragile e penosa trascorsa in baraccopoli di latta, brandelli di stoffa e cartone, che si sciolgono sotto la pioggia. Incontra famiglie, un tempo orgogliose, scivolate nella povertà più amara e in un’apatia senza ritorno dopo aver perso i propri figli.
Recensione I nomadi di John Steinbeck
John Steinbeck, incaricato di studiare la condizione dei lavoratori che emigrano verso la California, nel testo I nomadi fornisce uno studio sociale inesauribile. Una serie di articoli per fotografare le relazioni sociodemografiche dei tanti uomini senza dimora che si apprestano a vivere la stagionalità del lavoro. Un rapporto lucido e rumoroso, che lo porterà spesso ad essere odiato da chi cercava di mettere a tacere. Già nei grandi capolavori come Furore e Pian della Tortilla (pubblicati dopo questo studio) emerge l’attenzione verso gli ultimi e i soli. Una povertà costruita che spesso tende alla morte. Se non aveste voglia di recuperarlo in cartaceo, Audible offre due ore in compagnia della voce di Walter Rivetti.
Uno studio attuale
Nel 1936 il San Francisco News incarica lo scrittore John Steinbeck di condurre uno studio su una piaga sociale dilagante: i molti uomini che in determinati periodi dell’anno, tempo di raccolti, si spostano per sostentarsi. Lo scrittore parte in sella a un furgoncino malandato e descrive con maestria brillante e acuta attenzione le ragioni delle migrazioni da parte dei lavoratori agricoli. Steinbeck fornisce un’immagine chiara di chi parte: sono uomini con esperienze pregresse nel mondo dell’agricoltura che viaggiano in tutti gli Stati Uniti, nei periodi del raccolto, come mezzo di sostentamento. Vivono in accampamenti abusivi con famiglia al seguito e costruiscono dimore di fortuna con il cartone e qualche lamiera arrugginita. Non esistono impianti sanitari, non sono coperti dall’assicurazione né viene dedicata loro la giusta attenzione. I figli non hanno latte a sufficienza e vengono derisi nelle aule di scuola sia dagli insegnanti che dai genitori i primi ad accusarli di essere portatori sani di malattie.
Ecco l’abitazione di una famiglia che ha cercato di mantenere una certa pulizia: è una casa di circa dieci piedi per dieci, costruita esclusivamente con cartone ondulato. Il tetto è a punta, le pareti sono fissate a un telaio di legno. Il pavimento di terra battuta viene spazzato, e lungo il canale d’irrigazione o nel fiume melmoso la moglie sfrega i vestiti senza il sapone, e cerca di lavare via il fango con l’acqua fangosa. Il morale di questa famiglia non è del tutto a terra, perché i bambini, che sono tre, hanno ancora degli abiti, e la famiglia possiede tre vecchie trapunte e un materasso sfondato e gibboso. Ma i soldi, tanto necessari per il cibo, non si possono usare né per il sapone né per i vestiti.
I nomadi
I nomadi, chiarisce Steinbeck, non sono né Hobo né migranti poiché vivono e si sostentano in modo completamente diverso. Sono persone cadute in sfortuna, possessori di piccoli ranch o lavoratori agricoli malpagati. Lo scrittore statunitense descrive queste vite in un periodo storico tumultuoso con gli strascichi della grande depressione e un momento storico che sfocerà, solo qualche anno dopo, nella seconda guerra mondiale. Sulla scorta dei dati raccolti, John Steinbeck descrive due modelli attuati per far fronte ai vari problemi che nascono durante i raccolti. Nelle piccole aziende, gli uomini che si spostano, necessitano di arrivare al più presto e lavorare. Nei grandi ranch, guidati dalle corporations, avvengono episodi di fame, paura e violenze. L’autore quindi propone questi due modelli come idealtipo comunitario, aggregativo e di mutuo soccorso. Ma non è sufficiente; ci sarebbe bisogno di creare degli accampamenti, case, scuole e assistenze che potrebbero essere sorrette da chi non lavora più o dalle donne con i bambini più grandi.
Perché è attuale leggere I nomadi?
Le stesse argomentazioni di odio e intolleranza subite dai lavoratori all’inizio del novecento sono rivolte, oggi, ad altre persone sfortunate cui viene attribuito l’appellativo di migrante. Come Georg Simmel e innumerevoli studiosi di filosofia e società, anche Steinbeck riesce a capire quanto l’intolleranza generi false notizie e argomentazioni. Questi uomini spezzati e malandati, creano la più grande ricchezza del paese ma al contempo scacciati perché accusati di rubare sussidi, ore scolastiche e la sanità a chi era autoctono. Il loro lavoro, subordinato e malpagato, generava il doppio della ricchezza necessaria per un’assistenza adeguata. Steinbeck individua anche degli atteggiamenti fascisti ed esclusionisti, miopi e deleteri per la nazione. Sono ancora tanti i migranti e le migranti che lavorano le terre di molti Stati e Paesi del mondo trattati allo stesso modo. Lavoratori non apprezzati, ladri, portatori di disagio e malattie. Leggere I nomadi significa ammettere che la storia si ripresenta sempre e spesso si allontana poco da sé stessa.
Voto: 5/5